PERCHE’, NELLA GINNASTICA POSTURALE, LA MENTE CONDIZIONA LA RIUSCITA DEL RISULTATO

Nella ginnastica, come nella vita, si rischia di non fare attenzione a quei movimenti o gesti che facciamo di routine, innescando una sorta di pilota automatico che guida le nostre azioni. Questo processo è figlio di esperienze passate che hanno creato nel tempo degli schemi cognitivi-motori automatizzati del tutto inconsapevoli.

Una delle frasi più importanti dello psichiatra Carl Gustav Jung cita:  

Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”, concetto che ribadisce come le nostre azioni siano per la maggior parte guidate dal nostro subconscio, fatto di programmi che si sono strutturati nel corso della nostra storia motoria.

E lo stesso meccanismo di inconsapevole ripetitività vale per l’esercizio motorio dove il nostro corpo tenderà a ripetere, correttamente o meno il movimento appreso precedentemente. Questo significa che quando eseguiamo un esercizio in modo scorretto possiamo modificarlo solo se siamo presenti a noi stessi, pronti a controllare ogni angolo articolare di lavoro.

L’obiettivo della ginnastica posturale è ricreare un nuovo schema corporeo per rendere più fluidi e funzionali i movimenti.  

E’ intuibile dopo questa premessa che per memorizzare a lungo termine questi nuovi schemi posturali, dobbiamo mantenere la massima concentrazione sulle informazioni sensoriali interne al nostro corpo (propriocettive). Per fare questo, bisogna allenare la concentrazione, il che significa lavorare sul controllo dei processi motori del pensiero, in modo da dirigere e mantenere l’attenzione sul compito dato.

Solo rimanendo connessi al nostro corpo è possibile raggiungere la consapevolezza delle proprie capacità fisiche e regolare al meglio l’esercizio.

Molte persone, di fronte a determinati esercizi, pensano di non farcela perché li ritengono difficili anche se così non è. Questo limite nasce dall’ascolto costante del pensiero negativo che influenza le azioni motorie rendendo l’esercizio meno fluido ed elegante.

Il più grande ostacolo a sperimentare la nuova realtà motoria è l’incapacità di mantenere l’attenzione focalizzata al compito (perdendo la connessione) dovuta all’identificazione con la mente, che fa si che il pensiero diventi compulsivo. L’unica soluzione è smettere di pensare!

Difatti, mantenere durante la ginnastica posturale lo stato di presenza e vigilanza (meditazione) diventa una condizione d’obbligo per superare tutti gli ostacoli generati a livello psico-motorio.

Anche nello sport è di fondamentale importanza l’essere capaci di mantenere il focus mentale sul qui ed ora, selezionare gli stimoli su cui focalizzare l’attenzione, senza permettere alla mente di vagare. Quando la concentrazione è sul presente, l’atleta assorbe consciamente e inconsciamente un’enorme quantità di informazioni.

Il nuovo metodo “G.P.S.(Ginnastica Posturale Sensoriale) di rieducazione posturale in ottica funzionale, pone particolare attenzione al recupero del movimento deficitario guidando la persona a gestire in modo efficace le sue paure, le sue ansie, credenze e convinzioni, perché potrebbero ritardare o in casi rari annullare la riuscita del risultato.  E’ un processo dove la componente psico-emozionale viene utilizzata per favorire l’apprendimento motorio.

Per attivare il cambiamento emotivo viene messo l’accento sulla valutazione consapevole degli stimoli recettoriali (in entrata), tensioni o dolori, e sul come attraverso una respirazione consapevole, lo specialista può guidare il paziente nella giusta direzione.

Un ulteriore punto focale della G.P.S. sono le immagini mentali, definite dal neurofisiologo francese, Marc Jeannerod le “Motor Imagery”. Impostare in modo rigoroso il lavoro su questo aspetto dell’immaginazione visiva, che possiamo chiamare immaginazione fisica, permette alla nostra mente di prevedere e controllare gli effetti interni (emozioni e stati d’animo) che il movimento produce.

Un metodo che vuole integrare funzionalmente e in modo bidirezionale le informazioni da e per il corpo.

Uscire dal ruolo passivo di “spettatore” del proprio movimento ed entrare in una nuova dimensione da “protagonista”, ci consentirà di fornire al nostro corpo le giuste informazioni, rendendolo una macchina perfetta.